HARDWARE & SOFTWARE per CDF II
L'esperimento CDF (Collider Detector at Fermilab) registra i dati delle interazioni protone anti-protone alla E_cm = 1800 GeV.
Il gruppo di Bologna si occupa dell'analisi degli eventi selezionati
dal trigger di Minimum Bias ovvero il trigger che semplicemente
richiede che sia avvenuta una interazione.
Questi eventi sono caratterizzati da un'abbondante produzione di particelle
adroniche con basso impulso trasverso ovvero Soft e sono il risultato
di collisioni "periferiche" tra p e anti-p. La QCD, che si trova
ad operare in regime non-perturbativo, non e' in grado di spiegare la dinamica
di produzione degli eventi soft e in particolare i meccanismi di transizione
dagli eventi cosiddetti "hard" a quelli "soft". Esistono
numerosi modelli di tipo fenomenologico ma nessuno ancora in grado di fornire
una spiegazione esauriente ed unitaria delle numerose regolarita' osservate
nei dati.
Gli eventi Minimum Bias di CDF sono prodotti ad una E_cm che e' di un fattore 2 piu' alta delle energie sino ad ora esplorate in interazioni adroniche: ISR (63 GeV), SppS (200 GeV, 546 GeV, 900 GeV). E' percio' decisamente interessante (e necessario) studiare all' energia del tevatron il comportamento delle regolarita' osservate ad energie piu' basse e anche verificare alcune deviazioni dalle leggi di scala osservate gia' da UA5. Inoltre a CDF potrebbero verificarsi le condizioni necessarie per la produzione dello stato di plasma di quark e gluoni (QGP) previsto dai modelli termodinamici.
Gli argomenti di analisi affrontati dal gruppo di cui esiste documentazione pubblicata sono:
Argomenti di analisi in corso di studio sono:
Il rivelatore CDF deve essere aggiornato (link alla pagina ufficiale
di CDF II)
per adeguarlo ai parametri di funzionamento del rinnovato acceleratore
Tevatron (link to the official Tev
III web page)
La Collaborazione CDF sta lavorando parallelamente all'aggiornamento
delle componenti hardware del rivelatore, della elettronica di front end,
del sistema di DAQ, del software di analisi offline e del trigger.
In questo contesto le attivita' del gruppo di Bologna sono :
Il
Plug Calorimeter di CDFII utilizza circa 2000 tubi fotomoltiplicatori
HAMAMATSU mod. R4125 (tipo Green Extended) per la lettura del segnale
di luce (verde) dalle fibre Wave Lenght Shifter che fuoriescono
dalle tegole di scintillatore.
Il sistema messo a punto a Bologna (laboratori INFN dell'Universita')
consente di eseguire una serie di test su 30 fototubi per volta in modo
semi automatico.
I test eseguiti consistono in:
Un misura relativa della Efficienza Quantica e' eseguita a Fermilab
su un sub-sample (8%) dei fototubi.
Il sistema consiste in una scatola a tenuta di luce attrezzata con batterie
di l.e.d. rossi (con circuito impulsatore) e verdi (a luce continua),
elettronica di acquisizione (moduli Nim e Camac, tra cui un ACD CAEN 32ch) e software di controllo (home-made su Macintosch). Per i test di linearita' si utilizza un laser impulsato a stato solido, la cui luce, raccolta da una fibra al quarzo, e' spittata
(Cow System) e distribuita ai tubi con fibre ottiche.
Si mantiene un Data Base dei parametri misurati per ciascun fototubo
(applicazione Macintosch File Maker Pro)
Il test e' attualmente in fase di completamento.
I Risultati del test sono riassunti qui:
Relazione presentata alla Conferenza CALOR'97 Tucson (AZ)
Per l'alimentazione dei fototubi R4125 e multianodo (del rivelatore
di Shower Max) del Plug Calorimeter saranno utilizzati Mainframes CAEN
mod SY527 equipaggiati con schede HV CAEN mod A932N (24 canali distribuiti
piu' 1 canale attivo).
Le caratteristiche di stabilita' a pieno carico, ripple, ..... per ognuna
delle schede sono misurate a Bologna (laboratori dell'INFN).
Il gruppo e' anche impegnato nella progettazione e realizzazione del
software di controllo delle HV: interfaccia utente e interfaccia con il
sistema di controllo centrale di CDF II. Ne esiste gia' un primo approccio
in linguaggio C.
ISL (Intermediate
Silicon Layers) e' il rivelatore di tracciamento al silicio che coprira'
la zona da 1.0 a 2.0 in pseudo-rapidita' di CDF II, potenziando in questa regione il tracciamento
dei leptoni e l'identificazione dei jet di "b".
Il gruppo di Bologna (sezione INFN) si occupa attualmente della realizzazione
del prototipo (scala 1: 1, in materiale plastico) delle flangie di supporto
e della progettazione/realizzazione della struttura meccanica per l'assemblaggio
del rivelatore.
Last modify: Tue Dec 20 2000 - L. Malferrari